Alan Lomax (1915-2002), Lomazzi il cognome dei suoi antenati Lombardi, è nato ad Austin in Texas, ed è stato musicista, archivista, scrittore, storico orale, fotografo, giornalista, produttore discografico, professore, regista, etnomusicologo e sopratutto uno dei maggiori folcloristi ed etnografi del XX secolo.
Grazie alla sua grande sensibilità, curiosità e umanità diventa scopritore e missionario dei canti di tradizione orale di mezzo mondo. Lomax registrò su dischi in alluminio e acetato migliaia di canzoni e interviste destinate a costituire l’Archivio della canzone popolare americana, situato nella Biblioteca del Congresso di Washington D.C.
Tra i personaggi illustri registrati da Lomax possiamo annoverare Jelly Roll Morton, R.L Burnside, Lead Belly, Muddy Waters, Vera Hall, il cantante di protesta Woody Guthrie, l’artista folk Pete Seeger, il musicista country Burl Ives. Anche musicisti del calibro di Miles Davis e Gil Evans sono stati ispirati dai canti registrati da Lomax per creare lavori come Sketches of Spain.
Il lavoro di Lomax inizia negli anni 30, quando insieme al padre John inizia a registrare sul campo le canzoni popolari dei neri del Sud, nonostante i pregiudizi e le difficoltà, racconta Lomax infatti:
“Da giovane nella città del Sud in cui vivevo, approfittavo del buio per andare nel ghetto nero ad ascoltare il blues con la mia ragazza: se ci avessero scoperti, probabilmente saremmo stati espulsi dall’università. Nel Sud dove sono cresciuto i neri che familiarizzavano con gli sconosciuti potevano trovarsi in guai seri e i bianchi che protestavano erano stigmatizzati come amici dei neri e dovevano affrontare l’ostracismo sociale, se non di peggio.”
Insieme al padre si muoveva in auto, con una macchina portatile per incisioni, pesante più di duecento chili, che tuttavia permetteva di registrare e riascoltare musiche in zone sperdute e prive di elettricità, dando così una voce a chi non l’aveva, incidendo il canto della gente nel Delta del Mississippi:
“riascoltare la propria musica era un’esperienza elettrizzante per i musicisti che spesso parlavano nel microfono come se la macchina fosse un telefono collegato direttamente ai centri di potere. Un mezzadro nero cominciò così: “Ascolti, Signor Presidente, voglio dirle che quaggiù non ci trattano bene…”
Mai prima di allora i neri avevano avuto la possibilità di raccontare la storia a modo loro.
“Oggi tutti cantano e ballano musica ispirata al blues e il vecchio fiume possente del blues scorre nell’orecchio del pianeta”.
Alan Lomax è sempre stato molto attento alle nuove tecnologie per poter documentare al meglio le sue ricerche, così – nel 1950 – durante una conferenza estiva sui problemi della tradizione popolare internazionale [ad un anno dalla diffusione del Long Playing - il primo disco in vinile, nel formato 33 giri stampato in America dalla Columbia Records, il 12 Giugno del 1948] propose ai colleghi di istituire un comitato per pubblicare una serie di Lp contenenti i migliori risultati dei loro canti popolari, così da mappare l’intero mondo della musica popolare.
Solo una persona fu favorevole alla sua proposta. La miopia degli accademici fu qualche settimana dopo succeduta alla visione lungimirante di Goddard Lieberson, presidente della Columbia Records, che accettò la proposta di Alan Lomax nel pubblicare una World Library of Folk and Primitive Music su LP a costi contenuti.
A complicare il suo lavoro di ricerca fu l’FBI che lo incluse nell’opuscolo anticomunista pubblicato il 22 giugno 1950 (pamphlet Red Channels), un elenco di 151 tra attori, scrittori, musicisti, giornalisti accusati di presunta manipolazione comunista dell’industria dello spettacolo americano. In seguito a ciò decise di partire per concretizzare il suo progetto con la Columbia Records salpando verso l’Inghilterra il 24 Settembre del 1950. A Londra lavorò anche come freelance per la BBC ideando e conducendo diversi programmi dedicati. Dall’America si portò una chicca tecnologica, il mitico registratore Magnecord Pt-6 inventato anch’esso nel 1948 e iniziò così la sua caccia di canzoni europee.
Dopo esser stato già in Inghilterra, Irlanda, Scozia, Francia e sette mesi in Spagna approda in Italia dove nel Settembre del 1953 per la prima volta Lomax incontra a Roma Giorgio Nataletti, direttore del Centro Nazionale di Studi di Musica Popolare e gli parla del suo progetto di creare un LP con un’antologia italiana delle musiche di tradizione orale. Fu chiaro, in quell’occasione, che il materiale esistente non era sufficiente per una mappatura nazionale e Lomax si propose per una ricognizione che avrebbe dovuto colmare questi vuoti:
“Ad uno del Texas abituato a farsi cinquecento miglia al giorno, sempre attraverso lo stesso paesaggio, l’Italia sembrava piccola.”
Dopo non pochi problemi di natura organizzativa ed economica e grazie alla grande intraprendenza di Lomax, la proposta fu accolta. A finanziare parte del lavoro fu il terzo programma della BBC in cambio di otto puntate radiofoniche sulla musica popolare italiana e ad affiancare Alan in questo viaggio italiano ci sarà l’etnomusicologo Diego Carpitella.
Il mitico furgone Volkswagen T1 (altra novità dei trasporti prodotto nel 1949), le bobine e il registratore magnecord Pt-6 erano messe a disposizione da Lomax. Mentre il CNSMP avrebbe provveduto ad elaborare l’itinerario, a creare i contatti necessari nei luoghi delle rilevazioni, e a garantire il contributo economico di Carpitella (che però fu anticipato da Lomax).
Il viaggio durò sei mesi, dal Luglio del 1954 a Gennaio del 1955. In alcune interviste a Carpitella leggiamo:
“Eravamo solo noi due con un’attrezzatura professionale. Facevamo tutto: autisti, microfonisti, fonici ecc. Gli incontri avvenivano nel pomeriggio; la sera spesso si faceva molto tardi; erano perciò invalse certe consuetudini: io, per esempio, ero specializzato nel guidare di notte. Spesso arrivavamo tardissimo nei luoghi scelti ma comunque alle 8 o 9 del mattino ricominciavamo le nostre indagini. Non esisteva alcuna ospitalità programmata. Avevamo soltanto dei sacchi a pelo, dormivamo così, dentro al pulmino. Non esisteva alcuna intelaiatura logistica, era l’ultima cosa a cui pensavamo.
In fondo eravamo un po’ degli ambulanti, percepivamo subito il clima e andavamo a colpo sicuro nell’individuare subito le fonti; alla fine avevamo il senso preciso di quali fossero le persone che sapevano quello che noi cercavamo.”
Riguardo al viaggio in italia Lomax ci racconta:
“Carpitella e io cominciammo a registrare in Sicilia a Luglio, aprendoci la strada su per la Calabria e la Puglia. Poi nella stagione fredda andammo a Nord e registrammo da Udine alla val d’Aosta. A quell’epoca parlavo già italiano e feci il resto del viaggio da solo a zig zag lungo la penisola da San Remo a Rovigo, da Carrara ad Ancona, da Grosseto a Pescara.”
L’ultima regione indaga fu quella in cui era domiciliata la sua famiglia, la Campania. Purtroppo proprio alla fine del suo viaggio, a Caggiano, gli fu rubata la borsa contenente quasi tutti i quaderni con gli appunti del viaggio italiano. Ed è per questo che oggi sono tante le vicende ancora oscure e su cui indagare.
La sua smisurata passione nel raccontare il mondo della gente comune è incrementata dall’arte della fotografia. Il suo sguardo immortala il mondo contadino attraverso la nuovissima macchina fotografica Leica M3 nata nel 1953. Secondo gli archivi americani, Lomax in sei mesi, scattò nel suo viaggio italiano 1300 fotografie. Forse fu l’unico a raccontare, in così breve tempo, il complesso mondo rurale dell’intera nazione. Attraverso la fotografia Lomax svela i comportamenti del corpo, i gesti, le espressioni dei volti, il modo di stare insieme, di gioire o di riflettere dei cantori che incontra. Ma fotografa anche paesaggi, architetture, persone al lavoro e bambini. Le sue foto esprimono la forza di una visione senza essere necessariamente un’appendice visuale dei suoni registrati o dei suoi testi.
Testo di Massimiliano Morabito